Effettivamente serve una bussola per raccapezzarsi nel grande dibattito scatenato sui DICO ed i Vescovi hanno fatto bene a proporla. Spetta poi ad ognuno seguire quella indicazione o decidere di cambiare rotta.
Certo che la discussione è stata più volte lesa dalla confusione. Non è possibile scambiare matrimonio con contratto.
Già oggi, se non ci si vuole sposare si possono utilizzare una serie di strumenti come le polizze assicurative, la co-intestazione di beni come la casa o il contratto d'affitto. Poi ci sono contratti che i partner possono stringere per definire alcuni aspetti della loro convivenza: dai lavori domestici alla suddivisione delle spese, alla creazione di un fondo comune da suddividere in caso di rottura del rapporto. Infine una procura per poter rappresentare il compagno in caso di grave malattia o invalidità. Si tratta di contratti privati, che possono essere liberamente stipulati e che non necessitano di un riconoscimento pubblico.
E le pensioni di reversibilità sono una naturale conseguenza del matrimonio, non di una semplice e svincolata parte di vita assieme ove non vi sono vincoli di indissolubilità da rispettare. Sarebbe troppo comodo destrutturate un sacramento fondante per i nostri valori per costruire una prospettiva inutile di rapporti fondati solo sulla carta bollata.
Non vedo neppure cosa c’entri dichiararsi laico o cattolico, per riconoscere come unico quello che è un istituto del nostro diritto naturale.

Piercarlo Fabbio