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Nella puntata del 5
maggio, ‘La Mia Cara Alessandria’, condotta da Piercarlo Fabbio
sulle frequenze di Radio Bbsi e disponibile nelle sezioni podcast sui
siti www.fabbio.it e
www.ritrattidall’alba.it, si
lascia trascinare dal rumore delle prime macchine meccaniche che popolano i
nostri uffici, anche pubblici: per scrivere, addizionatrici, totalizzatrici,
calcolatrici. Aiutano gli impiegati del XX secolo, abituati a far di conto e a
vergare in bella scrittura gli atti - specie quelli pubblici - che, proprio per
la loro importanza, sono arrivati fino a noi che possiamo ancora leggerli e
magari trovare fin troppe analogie con quello che succede oggi.
Siamo nel 1910, è
l’11 novembre: il Consiglio Comunale è impegnato, in seconda lettura,
nell’approvazione del Bilancio di Previsione 1911. Sindaco è l’orologiaio di
Spinetta, socialista, Paolo Sacco. Non è la prima volta che siede sulla
poltrona di primo cittadino: lo ha fatto nel 1899, poi, dopo una pausa durata 6
anni in cui la città è stata guidata da Antonio Franzini, liberale, dal
1905 al 1909, aveva nuovamente governato Alessandria. E questa è la terza volta
che lo fa, pur se l’esperienza dura un breve lasso di tempo e Franzini
riprenderà nel 1911 il comando delle operazioni a Palazzo Rosso, sostenuto anche
dai cattolici e da Teresio Borsalino.
In Italia sta
governando Sidney Sonnino, ma da lì a poco ritornerà Giovanni Giolitti.
Sono comunque i liberali a prevalere. E fra un anno si partirà alla conquista
della Libia.
Il Consiglio Comunale
è composto da 60 membri, mentre in Giunta gli assessori sono 12. Il bilancio di
previsione racconta questa condizione, ma racconta anche “che i bilanci sono
interpretazioni della realtà e non, come molti credono, immutabili e rigide
fotografie dell’esistente. Non a caso proprio il dibattito in Consiglio
determinerà – ma come lo sarà mille altre volte – le tensioni che si vengono a
creare su numeri che i meno esperti, tendono a considerare assolutistici”.
L’Alessandria
dell’epoca ha 76.304 abitanti; circa 41mila vivono in città e 35mila nei
sobborghi. Sobborghi, che giungono fino a Portanova, Retorto e Castelferro,
partendo da Valmadonna. Persino il Cristo è ancora considerato un sobborgo, alla
stregua di Villa del Foro o di San Giuliano. Il bilancio ha un fatturato di
3.672.870 lire, che corrisponde a circa 15 milioni di euro di oggi. Se poi si
tengono in considerazione solo le entrate e le spese – ciò che oggi chiamiamo
parte corrente – la cifra del bilancio 1911 è fissata in 1.712.934 lire.
Provando ad attualizzare ad oggi tale cifra, la troveremo vicina ai 7 milioni di
euro.
Insomma il Comune
spendeva tra le 13 e le 14 volte in meno di oggi e conseguentemente incassava,
visto che il bilancio pareggiava come di prammatica.
Uno dei cespiti più
consistenti era, all’epoca, costituito dalle spese per l’istruzione. L’obbligo
era fissato fino a 12 anni. E ogni Comune doveva almeno istituire fino alla IV
classe; la V e la VI avrebbero costituito un ‘corso popolare’ aggiuntivo alla
scuola elementare. Le scuole erano 198 con una media di 44 alunni ognuna; per
quelle dell’obbligo si sarebbero spese 442 mila lire, mentre 242.800 sarebbero
state stanziate per le scuole medie e quelle di istruzione accessoria. Agli
insegnanti sarebbero andate ben 22 mila lire di aumento per gli stipendi
complessivi. E proprio sulla scuola si innesta il primo problema di bilancio.
“Le lire 9694 di
minori entrate ordinarie – spiegava il Sindaco Paolo Sacco - vengono da
noi eliminate, per desiderio di chiarire una situazione che potrebbe offuscare
la sincerità delle cifre. Voi conoscete la ormai lunga questione del mancato
concorso del Governo nelle spese dell’Istruzione pubblica per effetto della
legge del 1904: larghe previsioni si son fatte in tutti i bilanci dal 1905 in
poi (…) Questa è l’origine del cumulo di residui attivi che finora si sono
mantenuti, per le eventuali rivendicazioni verso lo Stato. Pur non rinunciando a
tali rivendicazioni, noi riteniamo che soltanto il credito liquido ed esigibile
senza contestazioni, debba essere previsto nel bilancio ora che, dalla
defatigante dilazione del Governo a risolvere la questione, dobbiamo convincerci
che la vertenza merita altra sede.” (da ‘Città di Alessandria, Bilancio di
Previsione dell’entrata e dell’uscita per l’esercizio finanziario 1911’).
Cosa era successo?
Quale manovra conduceva Paolo Sacco? Venivano cancellati crediti dallo Stato per
9700 lire, oltre ad altri maturati, ma mai incassati. Lo Stato prometteva, il
Comune iscriveva a bilancio, ma le lire non arrivavano. Intanto erogava il
servizio dell’Istruzione, pagava scuole e maestri, ma alla fine dovevano
pensarci i cittadini con le tasse comunali a farvi fronte. “Che abbiano
ragione alcuni monetaristi, storici ed economisti che fanno risalire l’immane
debito pubblico odierno addirittura a Cavour e alle spese contratte per
istituire la Nazione italiana nell’Ottocento?”.
A proposito di tasse, gli alessandrini versavano all’erario comunale ben 746
mila lire (cioè circa 3 milioni di euro attuali, almeno venti volte in meno
di quanto oggi concorrono a versare). Vi erano dazi su liquori, carni, riso,
olii, burro, zucchero e altri generi; tasse sulla vendita al minuto per i generi
non colpiti dai dazi governativi; tasse su vetture pubbliche e private, sui
domestici, sugli affitti; imposte di famiglia, sui cani e su diritti diversi.
Poi vi erano le sovrimposte comunali e imposte su terreni, fabbricati e mobili
registrati.
Ogni abitante
versava, se non era gravato da proprietà, 9.776 lire. E avrebbe potuto ben di
più dovere all’erario, nel caso il Consiglio Comunale avesse deciso di spingere
le tasse al massimo (778 mila lire: un + 5%). Tra gli altri servizi resi dal
Comune, quello dell’illuminazione pubblica, assai costoso, visto che quella a
GAZ ed Elettrica cittadina raggiungeva il costo di 52mila lire, mentre quella a
petrolio suburbana era ancor più cara: 67mila lire. Infine l’annosa questione
della manutenzione delle strade Quelle urbane venivano a costare 19 mila lire;
il rinnovo e la manutenzione dei selciati 22 mila lire, mentre le strade
extraurbane raggiungevano la cifra di 57 mila lire. Peraltro, proprio dalla
relazione al bilancio si viene a sapere che straordinariamente venivano
stanziate 160 mila lire per le strade, che da sempre costituiscono croce e
delizia per ogni Comune.
Nel dibattito in Consiglio non manca una sanguigna polemica tra Antonio Franzini
(già sindaco, che poi lo ridiventerà) e Paolo Sacco. Perché? Per artifici
contabili presenti nel bilancio. Ecco cosa dice: “Signor Sindaco le faccio
osservare che il sussidio governativo di L. 35 mila per l’abolizione del dazio
sui farinacei fra le entrate del 1905 viene calcolato tre volte. Nel 1911 lo si
calcola due volte. E quindi il confronto fra le entrate non regge. Inoltre per
il 1905 si fanno figurare L. 33/mila per tasse bestiame, senza assegnare come
dovrebbesi al passivo per tale anno la spesa delle guardie campestri.” E
il Franzini continua con altri esempi, tanto per dimostrare che se non proprio
la matematica, almeno i bilanci sono un’opinione.
Anche in questa
puntata le rubriche: ‘La reclame d’annata’; ‘Stra per stra’ porta in via
Lorenzo Penna (Da via Bellini a lungo Tanaro Magenta. Parallela a via
Poligonia, per un tratto). Nato ad Alessandria nel 1870. Studia ingegneria.
Arruolatosi, diventerà generale di Brigata. Durante la prima guerra mondiale è
Direttore dell’Ufficio Chimico dell’Esercito. Nel 1916 gli austriaci iniziano
gli attacchi con i gas asfissianti sul massiccio montuoso del San Michele, poi
caduto in parte in mani italiane nell’estate dello stesso anno. Penna è un
esperto nel settore e per la sua attività ha anche stretto rapporti importanti
con la comunità scientifica universitaria italiana. Ma che cosa provoca il gas
utilizzato dai nemici, cioè l’iprite? Penna la prova su se stesso ustionandosi
un braccio, in modo da rendersi conto personalmente degli effetti e delle cure
che potevano essere applicate. Del resto l’iprite è dotata di proprietà
vescicatorie e tossiche Come aggressivo è particolarmente pericoloso, per la sua
elevata persistenza, per la facoltà che hanno i suoi vapori di agire sulla pelle
anche attraverso i vestiti; forma vesciche, necrosi, disturbi circolatori; ha
azione tossica generale. Produce mutazioni nel patrimonio genetico. Penna
inventa la maschera antigas T35 di cui verrà dotato il nostro esercito, di norma
su produzione Pirelli. Si spegne a Roma nel 1927 all’età di 57 anni.
Quindi l’almanacco
del giorno prima, fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria, per
chiudere con la playlist dedicata a Giovanni D’Anzi e alla Milano
dell’Expo, curata da Fabbio con Roberto Cristiano: Lassa pur che'l
mund el disa-Giovanni D'Anzi; Voglio vivere così, A. Bocelli - Elisa (Giovanni
D’Anzi, Tito Manlio); Silenzioso slow (Abbassa la tua radio per favor), Norma
Bruni di Bracchi - D'Anzi (1940); edizione Curci. La canzone e l'inteprete
furono lanciati dalla seconda Gara nazionale per gli artisti della canzone,
bandita dall'EIAR (25.01 - 06.02.1940). E' esemplare, per genere (lo swing) e
per testo (la definitiva celebrazione della radio, ormai pienamente integrata
nella vita quotidiana dell'italiano medio), del filone canzonettistico italiano
di maggior successo nel periodo 1939 – 1940; Nostalgia De Milan, Milly; Dammi
una rosa rossa, Alberto Rabagliati (Autori: G. D'Anzi - M. Galdieri – 1947); Ma
le gambe, Enzo Aita & Trio Lescano; Ma l’Amore no, Lina Termini; Non dimenticar
le mie parole, Caterina Valente; Oh mia bela Madunina, Gino Bramieri.
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