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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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03/05/2025

Il Papa Inatteso: una rivoluzione di Vangelo e umanità

Enrica Gardiol traccia un ritratto di Papa Francesco: 'la Chiesa di Bergoglio rimette Gesù al centro'...

   

Il Papa Inatteso: una rivoluzione di Vangelo e umanità

Da ciascun Papa un cattolico dovrebbe trarre un'impronta, una particolare ispirazione, una via spirituale che incroci quelle già percorse nel proprio itinerario di fede. Di Wojtyla, pontefice delle molte ombre politiche, bisogna prendersi il misticismo profondo; di Benedetto le altezze teologiche e il gran rifiuto celestiniano che solo un Silone avrebbe potuto raccontare. Di Francesco resterà invece l'evangelismo ecumenico di un pastore buono che ha portato il terzo mondo nel centro del primo. Ma i vangeli non sono raccolte di storielle a contorno di una morale consolatoria; sono duri da digerire, respingenti all'umano orgoglio, contraddittori ad una lettura superficiale. Perciò appigliarsi a ciò che Papa Francesco ha detto o fatto in un determinato momento, legarsela al dito per un comportamento o una presa di posizione, oltre che atteggiamenti infantili, sono affari ( legittimi) da non credenti.

Gente che vorrebbe che un Papa parlasse di eutanasia e aborto come Marco Cappato o affrontasse una pandemia con i metodi di Enrico Montesano. 

La verità è che Bergoglio era 'immarcabile' come il capocannoniere storico del suo San Lorenzo. 

I suoi ammiratori atei non facevano in tempo ad applaudire certe aperture LGBT che lui subito li scherzava con scorrettezza politica ("Dentro la chiesa c'è ancora troppa frociaggine"), e più lo definivano un Papa liberal, più lui per tutta risposta - e  senza nessun infingimento diplomatico - piantava un "sicari"  in faccia ai medici abortisti.  Non le mandava a dire a nessuno che fossero i liberali di Charlie Hebdo ("Se tu offendi mia madre  io ti do un pugno"), a Salvini o al potente  Trump che in questo momento si giocano l'oscar per il miglior fariseo, quando in vita Francesco  aveva detto chiaramente: i veri cristiani non costruiscono muri.

 Proprio a causa di questa schiettezza scontrosa, era finito nella lista dei putiniani quando aveva dichiarato che “la NATO abbaiava alle porte della Russia".

Se c'è un modo, allora , per inquadrare correttamente il pontificato di Bergoglio, forse è guardare al romanzo da lui più citato in questi anni.

"Il padrone del mondo" di Robert Hugh Benson; una distopia anticattolica che anticipa Orwell raccontando l'avvento del misterioso Julian Felsenburgh, brillante diplomatico che riesce ad unire le nazioni in un unico governo mondiale, nel segno di un umanitarismo scristianizzato.

Felsenburgh parla di amore, fratellanza e giustizia ma cancella Cristo e la religione cattolica dall'orizzonte della storia,  la chiesa di Bergoglio, all'opposto, rimette Gesù al suo centro. La giustizia sociale senza Cristo è destinata al mostruoso, questo è il vero lascito bergogliano che non a caso affonda le radici nella dottrina sociale della chiesa e nella Teologia della Liberazione, perché il Cattolicesimo di per sé è anticapitalista però non può nemmeno armarsi da Che Guevara. La rivoluzione del Vangelo agisce su altri piani, e un Papa deve muoversi come un gesuita, con scaltrezza e cautela. Per questo a molti Bergoglio non andava giù. Qualche cattolico ortodosso proprio in lui vedeva Julian Felsenburgh, un Anticristo.

 E lui, da gesuita, glielo lasciava credere, mentre lavorava con quella durezza un po' sorniona affinché nessuno vero Julian Felsenburgh diventasse padrone del mondo.

 

Enrica Gardiol 

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria