Frascheta sta per infrascata. La sua storica caratteristica  (almeno dalla fondazione di Alessandria), è quella di un bosco, non tetro né impenetrabile, ma utile a fornire legna, ricovero, selvaggina da cacciare.
In effetti i romani ne avevano curata la bonifica, trasformando ampie zone in produttiva pianura per le colture agricole.
La centuriazione ancora in tracce presente, ne è testimonianza viva.
Poi, con il periodo barbarico, con l’alto Medioevo - quasi ad addivenire alla vigilia della fondazione – il bosco si era progressivamente ripreso la sua Frascheta e ne aveva delimitato spazi, caratteristiche, nonché definito modalità di esistenza.
Nelle vecchie carte la zona appare descritta come ricca di vegetazione e quindi senza nessun dubbio ancora/ormai Frascheta.
Come da Frascheta si sia passati a Fraschetta - termine attualmente di utilizzo diffuso per definire l’area - è fenomeno che si può facilmente spiegare.
Attiene alla semplicità della pronuncia: per dire Frascheta  – a meno che il vernacolo non prevalga – bisogna riflettere, pensare, atteggiare e preparare sapientemente la pronuncia. Il raddoppio della T facilita nettamente l’operazione.
Fraschetta la si può pronunciare più in fretta, è più figlia dell’italiano che del dialetto. Peccato che il toponimo, così ridotto, non renda più il concetto, non faccia un buon servizio alla visualizzazione mnemonica del bosco, della natura, ma si attagli più a un sinonimo usatissimo che indica la signorina birichina e spiritosa.
Abbiamo dunque fatto un passo indietro, scegliendo di ritornare alla natura, al suo modo di esprimersi, alla sua propensione a fornire buoni risultati alla qualità di vita che vorremmo anche noi ritornare ad assicurare ai nostri concittadini della… Frascheta

Piercarlo Fabbio