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Alla vigilia del
congresso del PD e con il duplice annuncio del lancio del Partito del SUD da
parte di Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè, inquietudini e sintomi di
malessere s’introducono nei due poli.
Nel PD, accanto alla sfida dei triumviri Franceschini, Bersani, Marino, si è
inserita la variabile tragicomica dell’indesiderato Beppe Grillo, con il
delinearsi di schieramenti trasversali che fanno riferimento a modelli di
partito e a strategie politiche diverse e alternative.
Intanto Tonino Di Pietro, il mandante politico del comico genovese, ne
approfitta per tentare ulteriori erosioni al martoriato corpo elettorale del PD
già sufficientemente indebolito dalle posizioni giustizialiste dell’ex PM
molisano.
La squadra Bersani, D’Alema, Letta e Rosy Bindi non sembra avere avversari,
almeno tra gli iscritti, forti di un apparato ex PCI, PDS, DS, ancora in grado
di reggere l’urto della squadra degli ex segretari Franceschini, Fassino e
Rutelli, nonostante la ben nota capacità di mobilitazione degli ex popolari di
Marini e Fioroni, preoccupati questi ultimi, soprattutto, della tenuta finale
del partito.
I primi puntano a riunificare le diverse componenti di sinistra disponibili per
il governo, sostanzialmente riproponendo la vecchia formula dell’Ulivo prodiana
con la variante del possibile allargamento all’UDC e il superamento definitivo
della velleitaria posizione veltroniana della “vocazione maggioritaria”.
La squadra di Franceschini, invece, seppur indebolita dall’abbandono di Veltroni
e con i veltroniani in larga parte tornati al più sicuro ovile diessino, messa
la sordina al tema dell’autosufficienza, annuncia generiche disponibilità ad
alleanze sin qui mai definite, restando impegnata nella strenua difesa del
bipolarismo. Obiettivo diverso e alternativo a quello di Bersani e soci
orientati, con D’Alema, al sistema elettorale alla tedesca assai caro all’UDC,
verso cui si prospetta l’offerta a Casini del ruolo sostitutivo di quello che fu
già dell’On Prodi.
Impostazione intermedia, giocata sul fattore laicista e del superamento delle
vecchie e logore oligarchie consolidate, quella di Marino, alla quale non è
insensibile il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino che alza lo sguardo oltre
la scadenza delle prossime regionali del 2010, proponendosi quale possibile
outsider alternativo, nell’ipotesi non peregrina dell’ennesimo insuccesso
elettorale del partito.
Vincesse Bersani, ipotesi assai probabile, o prevalesse Franceschini, magari
nella fase delle primarie aperte a ogni incursione di possibili guastatori,
senza aver risolto il tema dei rapporti a sinistra e in difficoltà a chiudere la
partita con il tentennante Casini, il rischio d’ implosione del PD non sarebbe
improbabile.
Molto dipenderà da come si evolverà la situazione politica dopo il
pronunciamento della Corte Costituzionale sul lodo Alfano (2 ottobre p.v.) e da
come reagirà il Pdl nel caso di una sentenza sfavorevole.
L’inquietudine nel partito dei moderati non dipende solo dall’attesa di quella
sentenza, ma anche da quanto sta succedendo in Sicilia, dopo il tentativo in
atto di decuffarizzazione operata da Lombardo della struttura di potere
regionale, la nascita del MPA che si pone all’esterno dell’area del Pdl con il
concomitante annuncio della nascita di un secondo partito del Sud da parte
dell’On Miccichè, sottosegretario frustrato alla presidenza del consiglio con
l’Adriana Poli Bortone e la supervisione dell’inossidabile Dell’Utri.
Tentativi cui sembrerebbero aggrapparsi altri illustri personaggi di sinistra in
cerca di possibili riciclaggi, come Bassolino e Loiero, nel tentativo di
costruire un movimento trasversale del Sud, alternativo e antagonista della Lega
al Nord.
Un guazzabuglio politico culturale il cui esito segnerebbe veramente in maniera
ingloriosa la fine della lunga transizione di questa seconda repubblica. Anziché
all’auspicato bipolarismo finiremmo nella frantumazione politico partitica del
Paese che sancirebbe, con la crisi economica e finanziaria e quella sociale, la
distruzione della stessa unità della Repubblica.
Del partito del Nord e del Sud e del possibile Partito del Centro, inteso come
partito del Centro Italia, quale luogo geografico, che germogliasse quale
ironico ossimoro nelle tradizionali roccaforti rosse, parleremo in un prossimo
articolo, augurandoci si tratti di un triste sogno di mezza estate da cui
risvegliarsi presto, dopo quel fatidico 3 ottobre. Una data da segnare tra
quelle importanti della storia d’Italia, come lo furono il 25 luglio e l’8
settembre ’43.
Ettore Bonalberti
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