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A carte scoperte 19 –
5 agosto 2011
La rubrica del
Sindaco Fabbio su “Il Piccolo”
Precari: se non
ritorna la solidarietà ognuno può solo vantare i propri diritti
Registro da qualche
tempo una netta recrudescenza critica da parte di alcuni sindacati -
segnatamente quelli più legati alla sinistra - sui tentativi fatti dalla mia
Amministrazione per salvare il salvabile in materia di lavoratori precari.
Finora, attraverso processi di esternalizzazione sono più di 100 i lavoratori
stabilizzati (brutta parola che significa che chi ha vissuto per anni,
precariamente, di contratti a tempo determinato, si trova oggi a godere di
rapporti di lavoro a tempo indeterminato e ha messo al riparo se stesso e la sua
famiglia da pericoli di perdita improvvisa dell'impiego) negli ultimi tre anni.
Anche per le 28 unità precarie di assistenza e collaborazione educativa in asili
nido e materne si è trovata una soluzione, così come per i nove tempi
determinati del teatro.
Ognuno è libero di pensarla come crede, e di rivendicare ulteriori diritti (ci
sono del resto le sedi competenti per discuterne e i contratti sono zeppi di
indicazioni su tali procedure, certo che se l'approccio è quello di consegnare
in edicola le proprie valutazioni, risulta difficile partire con una trattativa
o anche solo chiarirsi, mentre risulta assai facile trasformarsi tutti in
lettori interessati e curiosi), ma è certo che finora gli sforzi
dell'amministrazione da me presieduta sono stati intensi in un quadro normativo
che di fatto impedisce le assunzioni, nega le progressioni verticali, riduce
potenzialmente le risorse al personale se si vuole risanare gli Enti Locali.
Tanto per fare un esempio, quest'anno lo Stato, nel quadro del contributo al
risanamento della pubblica amministrazione allargata, ha chiesto ulteriori
sacrifici ai Comuni: per esempio i trasferimenti statali per Alessandria
scenderanno da 23 a 21 milioni di euro. Nessuna arma è in mano al Comune per un
recupero di tali quote se non l'aumento dei tributi o la riduzione di servizi.
Ce n'è un'altra: ridurre le spese intaccando quella parte, sempre più ridotta
ormai, della spesa corrente discrezionale, essendo quella rimasta decisamente
rigida (personale, mutui, bollette, assistenza, funzioni fondamentali, ecc.). Ma
per far ciò occorre il contributo di tutti, e forse richiamare i lavoratori già
a tempo indeterminato ad una stretta solidarietà con coloro che il lavoro lo
perdono e lo riacquistano ogni anno non sarebbe inutile.
So che è difficile ricostituire nei luoghi di lavoro la coerenza di un disegno
che soddisfi tutte le tendenze, gli orientamenti, le esigenze, le richieste,
specie in un momento di crisi perdurante come questo, ma occorre che lavoratori,
forze sindacali e politica ci provino. Con una ulteriore considerazione, che
occuparsi solo di lavoratori del pubblico è largamente residuale, perché una
pubblica amministrazione genera lavoro e reddito, attraverso le opere.
E ciò vale per un ponte nuovo come per qualche elemento di decoro. Criticare
questi sforzi di investire denari pubblici anche per rimettere in moto
l'economia è francamente bizzarro, ma capisco che avere pazienza è dote rara.
Piercarlo Fabbio
Sindaco di Alessandria
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