5 righe… di giornata
 

di Piercarlo Fabbio

Siamo stati fin qui abituati a vivere momenti storici di impressionante portata. Ma le dimissioni di S.S. Benedetto XVI sovrastano ogni altro momento pur importante che abbiamo potuto vivere nel bene e nel male. A prevalere ora, al di là dell'unico ricordo che ci sovviene alla mente, quello di Papa Celestino V, è però l'amarezza, il dolore e forse la presa d'atto della nostra limitatezza per non esserci riusciti a meritare un Pontefice così grande, che riconosce l'umana limitatezza e contemporaneamente innalza la grandezza di Dio. Quando fu eletto la nostra felicità fu dovuta al fatto che il Papa teologo avrebbe retto con mente ferma i destini di una Chiesa sempre più tentata dal relativismo etico - e i suoi dialoghi con il Presidente Marcello Pera sull'Europa e sulle sue radici cristiane ne furono solo l'ultima testimonianza -. Ora, nel momento delle sue dimissioni, certamente preconizzate in uno dei suoi libri, lo stupore naturale si stempera in una immensa ammirazione. L'uomo è Santo anche quando aumenta la sua presa di coscienza. Ancora una volta Papa Ratzinger ha voluto insegnare l'uomo agli uomini, prima ancora di chiarire il Dio che si era fatto uomo per gli uomini. Semplicemente, grazie.

(117) Alessandria 11 febbraio 2013