"L'emendamento alla delibera di indirizzi per le nomine, che ho presentato ha un forte valore politico e tendeva a saggiare la disponibilità della maggioranza a rendere trasparenti i processi gestionali. Di che cosa si tratta? Del richiamo al cosiddetto "diritto di tribuna" in aziende, enti ed istituzioni controllate o partecipate dalla Provincia. Il diritto di tribuna avrebbe consentito alla minoranza di effettuare un controllo dall'interno dei Consigli d'Amministrazione, senza articolare una verifica del Consiglio Provinciale sempre difficoltosa da articolare. In aggiunta l'emendamento garantiva un più compiuto esercizio dei poteri del Consiglio Provinciale che, dovendo disegnare una maglia di indirizzi per le nomine che effettuerà il Presidente aveva tutto l'interesse a costringere il percorso dell'organo monocratico entro confini assegnati. Purtroppo così non è stato ed il Consiglio ha preferito autesautorarsi di un potere ad esso ascrittogli dalla Legge e riconosciuto dallo Statuto della Provincia. È chiaro che è sempre un atto che presuppone forza e sicurezza quello di garantire il controllo delle minoranze dall'interno delle aziende, perché non solo non si a nulla da nascondere, ma anzi, si vuole rendere il percorso gestionale assolutamente leggibile. Di contro l'atto di debolezza è stato spiegato assai bene da alcuni interventi in aula, segnatamente da quello del Consigliere Bocchio, che, prendendo letteralmente a calci quel sottile strato di ipocrisia che caratterizza queste discussioni - sobillato da termini spregevoli come spartizione, lottizzazione, partiti (come se fossimo stati eletti nelle liste di oratori o pro loco) - ha preferito raccontare la verità: la maggioranza non ha spazio per le minoranze, perché deve compensare quelle liste che, pur sostenendo Filippi, non hanno avuto ripartizione di seggi in Consiglio Provinciale. La competenza, fino ad allora richiamata dalla maggioranza come invalicabile ostacolo alla considerazione dell'appartenenza alle minoranze si è così sciolta come neve al sole, pur se resterà un principio al quale dovrà ispirarsi il Presidente per le nomine e che vorremmo controllare molto da vicino."

Piercarlo Fabbio