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Siamo quasi giunti
alla fine del nostro viaggio, di lettura in chiave di sintesi del nostro
programma.
In qualità di portavoce, mi sia consentito dirvi una cosa che mi sta veramente a
cuore: vedere cosa sta succedendo, in queste settimane, camminando nelle strade,
tra i banchetti, nei negozi e nei caffé, insomma camminando tra la gente.
All’inizio l’ho vista crescere all’interno dei partiti che sostengono questa
coalizione elettorale, in un modo che per me stesso, che faccio politica da
molti anni, mi ha sorpreso: è stato vedere che tutti hanno deciso di fare la
loro parte, hanno saputo superare gli interessi parziali in nome di un più ampio
interesse collettivo, hanno voluto essere partecipi di un movimento più ampio,
quasi impercettibile, dapprima, e poi via via crescente, come un’onda nel mare.
E poi l’ho vista, grazie a voi, portata nelle strade, nelle piazze, nei
sobborghi di Alessandria, nelle vie delle periferie, una voce che cresce, prima
in sordina, poi farsi più forte, prima titubante, poi quasi spavalda, ma sempre
più viva, come una luce che esce dall’oscurantismo, che prorompe incurante degli
strumenti di comunicazione, dei proclami di regime, quasi irrispettosa ed
irriverente delle regole ingessate, delle carte bollate, delle facce
imbellettate. E poi l’ho sentita, la sentiamo, tra la gente, nelle piazze: è la
voce di chi ci ferma per la strada e ci chiede, ci provoca, ci incita, ci
conforta, ci propone, ci esorta. E noi, noi che facciamo politica ed a volte ci
stupiamo di come la gente, possa ancora darci la sua voce nonostante la sfiducia
verso un mondo che la ha tradita, delusa, amareggiata, non dobbiamo fare altro
che una cosa, una cosa umile e semplice: dobbiamo avere la capacità di
ascoltarla, quella voce.
Quella voce ha un nome. Si chiama orgoglio di appartenenza, di essere, di vivere
in una città, di essere alessandrini, e non solo contribuenti di una
amministrazione lontana e sorda. Si chiama fuoco non sopito di partecipazione
alla vita civile, alla vita pubblica, alla vita sociale. Si chiama diritto di
voto, ed orgoglio di essere, prima ancora che numeri, che statistica, che
votanti, un altra cosa. Si chiama identità di spiriti liberi, di spiriti
pensanti al di là delle vuote ideologie di appartenenza, si chiama dignità delle
persone!
Noi non dobbiamo, nelle sei settimane che restano alla fine di questo nostro
viaggio, che oggi vi abbiamo raccontato, lasciare che questa luce si spenga, che
questa voce si plachi, che questa gente sia nuovamente delusa.
Dobbiamo solo fare una cosa: saperla ascoltare.
Ho davvero finito.
Ringrazio voi tutti, indistintamente, per avermi dato l’onore di mettermi al
vostro servizio. Non voglio chiudere con proclami altisonanti, ma con un
messaggio semplice, modesto, quasi sommesso. Non riesco ad avere una immagine
più nitida del nostro senso di essere qui, oggi, tutti noi, che quello di
poterci immaginare un giorno, al termine del nostro incarico amministrativo, a
camminare per la nostra città. E, ritornando alla immagine con cui ho iniziato
questo racconto, se mi devo fare un augurio, mi auguro un giorno di camminare,
una sera d’inverno, per Alessandria, attraverso la nebbia, e di potere
onestamente osservare, non più come primo, ma come normale cittadino, di aver
fatto, insieme a tante persone, tutto ciò che umanamente potevo per renderla
ancora più bella di quanto, tanti anni prima, i miei occhi potevano soltanto,
lontanamente, sognare.
Piercarlo Fabbio
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