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Giovedì 15 maggio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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02/06/2009

2 giugno: il giorno della scelta

Piercarlo Fabbio ripercorre brevemente i temi della Festa della Repubblica e non manca di citare le ultime scelte difficili: il ponte cittadella, l'invariabilità della pressione tributaria e la risposta alla crisi economica. L'intervento integrale

   

2 giugno: il giorno della scelta

Concittadine e concittadini, autorità civili, religiose, militari,

 

Il 2 giugno è giorno della scelta. Comprendo come fosse difficile, per i nostri padri, avvicinarsi a quelle urne per decidere il futuro di una Nazione, per definire il destino di una democrazia, per costruire definitivamente un popolo che la storia aveva loro consegnato, ma che la guerra aveva rapidamente rapito nell’identità.
E quella scelta repubblicana non fu la sconfitta della monarchia, ma il tentativo di trovare forme più avanzate di partecipazione di ogni singolo cittadino alle decisioni della comunità nazionale.
Comprendo come molti si siano trovati soli, abbiano dovuto riflettere a lungo, colti nel mezzo di una formazione culturale di cui erano intrisi e il tentativo di ritrovare nella scelta la palingenesi di intere generazioni che, dal Risorgimento, avevano tentato la costruzione di uno Stato unitario che non fosse mera espressione geografica.
Tutta la storia concorreva – tra vittorie e cocenti sconfitte – a considerare l’atto del voto come un enorme fardello di responsabilità. Tutto il contesto – dal dramma della guerra, alla difficile elaborazione di una disfatta – orientava a rendere ogni cittadino solo davanti ad una scelta che, pur passando attraverso due forme di Stato, in realtà era ben più radicata nell’animo di ognuno.
Da quel giorno ogni decisione è stata costruita con l’apporto ideale di ciascuno di noi, ogni direzione è stata assunta da qualcuno, certamente, ma incaricato da tutti, scelto, a sua volta, per assumere pro tempore l’onere e l’onore di mirare al bene comune.
Il protagonismo individuale che fa da supporto all’afflato collettivo che è consenso, condivisione, “fare insieme”, concorso di responsabilità.
Così anche a noi tocca, nella nostra comunità alessandrina, ripercorrere quel destino che nel 1946 è stato indicato. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, tra profonde solitudini e immensa compagnia, tra consigli e grida, tra spunti ed indicazioni, tra suggerimenti e proteste.
Ed in questo ultimo periodo sono state molte le decisioni da prendere, che ho assunto proprio perché consapevole che i miei concittadini le avrebbero non solo avallate, ma addirittura colte nell’identica maniera se fosse toccato loro il ruolo di decidere.
Tra sicurezza e storia, ad esempio, nella vicenda del ponte Cittadella, ho scelto la prima, cercando di salvare la memoria di un collegamento tra due sponde e non la nostalgia di un manufatto. Sapevo che i miei concittadini richiedevano più tranquillità, senza parole, con i loro sguardi mi comunicavano che non avrebbero più accettato supinamente, ad ogni piena del Tanaro, di lasciare incustodite le loro case, i loro beni, i loro averi, le loro memorie, appunto. Potevamo ancora non scegliere quando la città aveva già deciso? Potevamo ancora far prevalere un percorso di opportunismo politico ad una reale necessità? Ho pensato di no. Così il Cittadella rimarrà un collegamento ma non quel manufatto. Rispetterà la storia di una città, modificando – così come è stato nel corso dei secoli – le sue forme, rispondendo, così come fa l’uomo, alle sue conquiste tecnologiche, ai suoi gusti, alle sue necessità.
E, di decisione in decisione, occorreva anche scegliere se adagiarsi nella crisi o combatterla a viso aperto. Se astenersi o prendere parte. Se – tanto per utilizzare il parallelismo di cui vi parlavo – entrare nella sezione elettorale ed esercitare il voto oppure decidere che altri scegliessero per noi.
Anche qui ho preferito che la città affrontasse a viso aperto la situazione, che non si nascondesse dietro a facili pietismi, che fosse padrona del proprio destino. Ho pensato che cogliere le occasioni già delineate nel passato per attirare attenzioni su se stessa fosse un buon farmaco per combattere la crisi. Così ho chiesto che ognuno si facesse venire un’idea e che ce la sottoponesse. E la risposta è stata grande, straordinaria, intensa. Nessuno aveva voglia di chiudersi in se stesso. Nessuno voleva sottomettersi alla crisi. Sapevamo di essere solo un dente in un ingranaggio molto più grande di noi. Ma sapevamo altrettanto bene che senza quel dente l’ingranaggio avrebbe slittato. E Alessandria ha preferito rischiare se medesima, piuttosto che stare a guardare ciò che la corrente avrebbe trasportato. Un grande atto di coraggio da parte di grandi concittadini.
Così, proprio in quest’ottica, anche la pressione tributaria non poteva aumentare. Dovevo liberare risorse alle famiglie in modo che fossero protagoniste dell’anticrisi, erodere spazi di spreco, intaccare strutturalmente ciò che nel passato non aveva funzionato.
Su questo ragionamento ho preferito assumere quelle scelte che il 2 giugno 1946 i nostri padri avevano preconizzato.
Vi chiedo ora di stare insieme, perché la crisi è ancora in atto, ma il peggio pare passato ed ora, come allora, occorre una straordinaria capacità di continuare, di perseverare, di mantenere il coraggio di una scelta, di cercare con certosina puntualità le cose che ci uniscono piuttosto che quelle che ci dividono. C’è bisogno di vivere una nuova stagione di unità. Sono sicuro che Alessandria l’ha compreso e che si appresta a compiere azioni positive che la rilanceranno. Sono sicuro che i miei concittadini saranno pronti domani, come lo sono stati ieri, a rimanere protagonisti del loro futuro.


Piercarlo Fabbio
Sindaco di Alessandria

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria