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Entrati in una crisi
finanziaria internazionale di proporzioni gigantesche, la cui entità è solo in
parte evidenziata dalla decisione assunta dal congresso americano di
approvazione del Piano Paulson per 700 miliardi di dollari per il salvataggio
delle banche e società di assicurazione in crisi, cui si aggiungono altri 150
miliardi di dollari di sgravi fiscali, così come proposto dal Presidente Bush e,
condiviso, dopo non poche difficoltà, da senatori e deputati e dai due sfidanti
per la guida del Paese, assistiamo, non privi di fondate preoccupazioni, a ciò
che si sta verificando a livello europeo e italiano.
Speculazioni e dati
probabilmente oggettivi di sofferenza del nostro più importante gruppo bancario
a livello nazionale e tra i primi in Europa, Unicredit, non lasciano spazio a
ingiustificati e facili ottimismi, dai quali ha saputo intelligentemente
rifuggire il Ministro dell’economia, Giulio Tremonti, e lo stesso Presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, che ha usato parole semplici ed efficaci in un
momento di grave tensione e di possibile panico tra i risparmiatori italiani.
La garanzia pubblica
dei depositi bancari e il congelamento temporaneo delle vendite al ribasso dei
titolo quotati sono le misure annunciate dal capo del Governo che ha così
lanciato un messaggio rassicurante ai risparmiatori e al mercato.
Sconcerta che in una
situazione di così pesante difficoltà, certamente non ascrivibile a
responsabilità dirette o indirette di questo governo, il leader
dell’opposizione, Walter Veltroni, non sappia far altro che denunciare ogni
giorno il rischio di presunti attacchi alla democrazia nel nostro Paese, con
continue provocazioni verso il Cavaliere che sarebbe “unfit” (come lo descriveva
un tempo per la guida del governo, il Financial Times, giudizio poi rovesciato
da quel quotidiano dopo le ultime elezioni politiche), ossia “inadatto” per
assumere la massima carica istituzionale del nostro Paese.
Un Veltroni che
sembra preso dalla frenetica ed ansiosa attesa del risultato della
manifestazione del 25 ottobre, con cui intende portare in piazza alcuni milioni
di cittadini per ribadire il NO a questo governo e tentare di arginare l’onda
montante di contestazione interna ed esterna al Partito Democratico. Una
contestazione che sembra travolgere, con la leadership dell’ex sindaco di Roma,
la stessa fragile costruzione del Partito Democratico. L’annunciata
manifestazione di Roma, più che “salvare l’Italia”, come è indicato nello slogan
della stessa, sembra piuttosto assumere, ogni giorno, di più lo scopo di salvare
il povero Veltroni alla guida del PD.
Intanto il governo,
dopo la soluzione del problema immondezza di Napoli e del pasticciaccio brutto
dell’Alitalia, incassa l’approvazione unanime del progetto di federalismo
fiscale, autentica rivoluzione storica degli assetti istituzionali dell’Italia
in un quadro di sostanziale condivisione, mai prima prevista e prevedibile, tra
le ragioni non più rinviabili delle regioni del Nord e le attese e le difficoltà
oggettive di quelle meridionali.
Noi ci auguriamo che,
tanto dalla manifestazione dell’opposizione, quanto da un serio ripensamento
strategico del sindacato storico della sinistra italiana, la CGIL che con
Epifani sembra essere sempre più ridotta a sindacato del NO, possano giungere
segnali di una ripresa di dialogo e di confronto con la maggioranza scelta dagli
italiani per governare il Paese, in una fase storico politica dell’Italia in cui
di tutto c’è bisogno fuorché delle risse e delle contestazioni continue.
Ruoli e
manifestazioni queste ultime da lasciare a quell’indescrivibile Masaniello di
Tonino da Montenero di Bisaccia, brutta copia politica di un ex Pubblico
ministero che tante, troppe illusioni aveva saputo suscitare tra alcuni ingenui
italiani cui vengono ora riproposti assai poco credibili valori.
Don Chisciotte
da Radioformigoni-
6 ottobre 2008
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