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Prendendo spunto
dall'intervento di Camillo Ruini sulle coppie di fatto, Paolo Del Debbio
riflette sul tema della laicità nell' editoriale pubblicato dal Giornale del
20/9/2005
Si potrà parlare, un
giorno in Italia, serenamente, di ciò che dicono un vescovo, il cardinale Ruini,
il quotidiano Avvenire, l'Osservatore Romano? O, invece, saremo sempre obbligati
a discutere non di ciò che dicono ma se è giusto o no che parlino? Possibile mai
che, ancora oggi, si intenda la laicità come un contenuto e non come uno spazio
in cui tutti possano dire la loro? Pensavamo, con tutta sincerità, che dopo gli
esiti del referendum, «esiti plebiscitari», si fosse iniziato a ragionare sul
fatto che prima delle divisioni politiche anche in Italia ci sono degli
orientamenti etici e che di essi la Chiesa si era fatta interprete fedele. In
particolare la vera e propria battaglia condotta dal cardinale Camillo Ruini in
occasione del referendum aveva ottenuto un successo che evidentemente era molto
radicato nella coscienza degli italiani.
Perché la Chiesa
parla di etica? In base a quale principio lo fa? In base a quale idea ritiene di
doversi rivolgere a tutti gli uomini e non solo ai credenti? La Chiesa fa tutto
questo perché ritiene che prima della legge positiva, della legge umana, delle
leggi degli uomini fatte dagli uomini ci sia una legge naturale, cioè una legge
iscritta nella natura umana dell'uomo stesso. E ritiene anche che questa legge
naturale indichi dei diritti inalienabili dell'uomo, diritti che l'uomo ha dal
momento stesso in cui nasce. Questa convinzione della Chiesa ha una radice
antica, greca e romana e poi medievale. Solo per citare il più grande filosofo
medievale, San Tommaso d'Aquino, egli sosteneva che esistono tre tipi di legge:
la legge eterna che è quella disegnata da Dio per il cosmo e per l'uomo, la
legge naturale che è quella iscritta nella natura stessa dell'uomo e infine la
legge umana che è quella fatta dall'uomo. L'uomo nel fare le leggi non dovrebbe
mai andare contro la legge di natura perché andando contro di essa andrebbe
contro la natura umana stessa.
Questo è l'orizzonte
culturale e ideale nel quale la Chiesa parla. Indica dei diritti che nessuna
legge umana può calpestare, dai quali nessuna legge umana può derogare. Questi
diritti naturali non presuppongono la fede, presuppongono la razionalità e, per
questo, la Chiesa si rivolge a tutti gli uomini, indipendentemente dal loro
credo.Lo ha fatto in occasione del referendum dove erano in discussione
questioni riguardanti proprio la natura umana, nella forma potenziale
dell'embrione. La risposta degli italiani e delle italiane a questo richiamo
umano della Chiesa cattolica è stato al di là di ogni aspettativa. Perché? Forse
proprio perché questo appello si rivolgeva all'uomo in quanto uomo, non all'uomo
in quanto cristiano. Lo stesso fa la Chiesa oggi, per quanto riguarda la
famiglia e le varie forme alternative di convivenza. Il cardinale Ruini ha fatto
delle aperture verso le forme diverse di convivenza da quelle matrimoniali.
Ha richiamato, però,
pur riconoscendo la possibilità di qualche forma alternativa, la naturalità
della forma matrimoniale come forma «normale» di unione fra un uomo e una donna.
Si può non essere d'accordo col cardinale Ruini (lo scrivemmo anche in occasione
del referendum sulla fecondazione assistita), non si può non essere d'accordo
sulla sua libertà di parola e sulla sua libertà di richiamare gli italiani alle
norme della legge naturale. È squallido dovere ancora attardarsi a queste
pretestuose discussioni sulla legittimità che i vescovi parlino delle questioni
etiche. L'onorevole Gloria Buffo dei DS ha affermato che non sono i vescovi i
custodi della legge italiana. Per fortuna, diciamo noi. Non si può però loro
negare di essere i custodi della legge naturale, che loro stessi ritengono dover
guidare le scelte umane sui valori di fondo.
Paolo Del Debbio |