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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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02/05/2010

Fabbio racconta la resa dei tedeschi in Sacrestia

Poche ore dopo il 25 aprile 1945, in Alessandria, i tedeschi si arrendono dopo due giorni di trattative avvenute in Cattedrale. Il Sindaco ricorda i fatti del tempo

   

Fabbio racconta la resa dei tedeschi in Sacrestia

25 aprile 1945: la resa nella Sacrestia del Duomo. Il racconto del Sindaco Fabbio in sala giunta

 

I fatti che ci vengono alla mente, guardando il documento originale della resa qui esposto, ci inorgogliscono.
In effetti il percorso della resa dei tedeschi per mano del Comitato di Liberazione Nazionale della Provincia di Alessandria, avviene in via del tutto autonoma rispetto ai fatti di contesto che lo promuovono.
La resa avverrà il 28 aprile, tre giorni dopo la dichiarazione della Liberazione, attraverso un esclusivo iter. Il comandante dei tedeschi di stanza ad Alessandria, colonnello Becker, si era rivolto a monsignor Quinto Gho, canonico della Cattedrale, per chiedergli intercessione al fine di poter parlamentare coi responsabili civili della comunità alessandrina. Ma non fu facile convincere i concittadini a parlare coi tedeschi. Vi erano nel Comitato di Liberazione Nazionale due linee che confliggevano: alcuni, probabilmente i più giovani, ritenevano che fosse il caso di ingaggiare battaglia con i tedeschi; altri, valutando anche le forze e gli armamenti in campo, pensavano fosse il caso di parlamentare per arrivare ad un armistizio e poi ad una condizione migliore di resa. Prevalse la seconda ipotesi, ma non ci si riusciva ad accordarsi sul luogo ove condurre le trattative.
Il Comitato di Liberazione Nazionale aveva la sede in un’ala dell’ospedale; i primari avevano dato asilo al CLN. I tedeschi, invece, erano asserragliati intorno a quella che oggi è piazza Matteotti, nell’attuale sede del liceo Plana. Si cercavano le più diverse soluzioni, fino a che il canonico Gho ebbe l’idea di fare svolgere le negoziazioni all’interno della Cattedrale e, significativamente, nella Sacrestia.
I tedeschi accettarono, ma forse non avevano visto tutti i segnali che contraddistinguevano, per loro in negativo, quel luogo: una lapide che ricordava la scacciata del Barbarossa e, nella cupola, le statue dei 24 patroni delle città che a quel tempo composero la Lega Lombarda.
Nella sala capitolare vennero, per l’occasione, scoperti, dopo che erano stati protetti per i bombardamenti, i due grandi quadri di Guglielmo Caccia, il Moncalvo, raffiguranti scene tratte dai vangeli apocrifi: la scelta di Giuseppe da parte di Maria e l’ascensione al cielo della Madonna.
Insomma, l’atmosfera non era delle più favorevoli per i tedeschi. Ma i simboli bisogna saperli leggere. Fu più importante, in quel caso, la estrema crudezza della realtà.
I tedeschi lavorarono alle trattative per uno o due giorni, gli stessi uomini del Comitato di Liberazione Nazionale lasciarono la sede del CNL e raggiunsero la cattedrale sotto bandiera bianca e con la scorta di coloro che dovevano proteggerli da eventuali rappresaglie. Del resto l’idea della rappresaglia era già stata rinvangata all’inizio delle trattative: molti non volevano parlamentare con i tedeschi, perché avevano paura di ritorsioni e non fu semplice convincere a convenire al negoziato i responsabili del CLN. La presenza della Chiesa fu determinante, sia come luogo, che come iniziativa.
Le trattative durarono all’incirca due giorni; i tedeschi cercarono di rimandare il più possibile la conclusione delle stesse, quando vennero travolti dalle notizie che arrivavano dalla loro stessa terra.
Dobbiamo renderci conto che, in allora, le informazioni viaggiavano un po’ sulle gambe degli uomini, con una decisa lentezza rispetto ad oggi. Gli stessi tedeschi non erano consapevoli della caduta del Führer e quindi stentavano a rendersi conto di questa nuova dimensione della verità alla quale non erano certo pronti. I partigiani, e il Comitato di Liberazione Nazionale, oltre ad attaccare i tedeschi che difendevano le loro postazioni nella città di Alessandria, erano innervositi dal fatto che i tedeschi non concludessero queste trattative.
Per concludere i colloqui ci volle un fatto nuovo: il comandante dei tedeschi in Alessandria scelse di vedersi confermata dalla sua linea di comando le notizie che nella Sacrestia gli giungevano dai responsabili del CLN. Non era interessata solo Alessandria, ma anche Valenza, dove era in atto il concentramento di truppe che avrebbero lasciato l’Italia, insomma vi era un quadro complesso da dirimere (ecco esposto anche il documento di resa dei tedeschi a Valenza, scritto a mano e firmato).
A me interessa anche raccontarvi come la popolazione si era rapportata rispetto a queste trattative.
Quando si diffuse la notizia che le stesse avvenivano in Duomo, la popolazione incominciò ad avvicinarsi alla Cattedrale. Molti concittadini entrarono in Chiesa a pregare la Madonna della Salve. Guarda caso la quarta di Pasqua, oggi, fa cadere la Madonna della Salve insieme al 25 Aprile. La storia quasi ci riporta nelle stesse condizioni dell’epoca!
Poi, il 28 aprile, alle ore 18.45, quando i tedeschi vennero a conoscenza della resa del Führer, firmarono il documento. Agli ufficiali venne lasciato l’onore delle armi personali e i tedeschi lasciarono la città.
Il giorno dopo gli angloamericani entrarono in Alessandria; i partigiani erano già entrati il 26 e, quindi, i festeggiamenti della popolazione erano iniziati con largo anticipo rispetto alla firma della resa stessa.
Però questo documento indica come vi fosse stato in Alessandria un percorso autonomo, originale verso la resa, rispetto a quello che capitò in altre città. Qui i responsabili della comunità ebbero un ruolo forte e stagliato, determinante.
Questo episodio è molto importante perché ci fa capire come l’intera gamma delle sensibilità della nostra città fosse in allora impegnata unitariamente nel raggiungere un unico obiettivo, quello di risparmiare la città da bombardamenti e da assedi e di evitare l’inutile perdite di vite umane.
In questo tutti si trovarono d’accordo nonostante partissero da posizioni diverse.



Il sindaco di Alessandria
Piercarlo Fabbio


Alessandria, 25 aprile 2010


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